Dal diritto di tappo al taglio torta: i costi extra nei ristoranti sono legali? Occhio a questi casi, non devi mai pagare

In sintesi

  • 🍷 Il diritto di tappo è un costo extra applicato quando si porta una bottiglia di vino da casa al ristorante, giustificato dall’uso di bicchieri e servizio del personale.
  • 🎂 Il taglio della torta è un altro supplemento che copre l’uso di piatti, posate e servizio per la distribuzione della torta portata da casa.
  • 💰 Altri costi extra possono includere copertura per musica dal vivo o sovrapprezzi per stoviglie non riciclabili, che devono essere chiaramente indicati nei menù.
  • ⚖️ La legittimità di questi costi è regolata dal Codice del Consumo, e i clienti hanno il diritto di contestarli se percepiti come ingannevoli.

Se ti sei mai trovato di fronte a un conto di un ristorante che sembrava sfidare le leggi della matematica, probabilmente hai incontrato alcuni dei famigerati costi extra. Questi supplementi, a volte nascosti tra le righe di uno scontrino altrimenti innocente, possono lasciare i clienti sconcertati e perfino irritati. Parliamo di costi come il diritto di tappo, il taglio della torta, e una miriade di altre sorprese che potrebbero condire (o guastare) la tua esperienza culinaria.

Le origini del diritto di tappo: un’usanza internazionale

Uno dei più discussi tra i costi extra dei ristoranti è il diritto di tappo. Questa tassa si applica quando un cliente decide di portare una bottiglia di vino acquistata altrove da consumare al ristorante. L’idea, che affonda le sue radici in una cultura del vino più libera e personale, è diffusa in molte parti del mondo ma suscita scalpore ogni volta che appare nel nostro paese.

Perché esiste? I ristoranti spesso giustificano questo costo con la motivazione che, pur portando il proprio vino, il cliente sta comunque utilizzando il servizio di ristorazione per gustarlo, che include l’uso di bicchieri adeguati e il servizio del personale. Secondo un sondaggio del 2022 svolto da Wine Enthusiast, il 75% dei ristoranti negli Stati Uniti permette il “bring your own bottle”, con un diritto di tappo variabile tra i 10 e 50 dollari, a seconda del locale.

Anche in Italia, sebbene meno comune, alcuni ristoranti adottano una tassa simile, spesso mirando a scoraggiare la pratica che potrebbe compromettere il guadagno sulla vendita del proprio vino. Tuttavia, è fondamentale che tale costo sia chiaramente segnalato nel menù o informato in anticipo al cliente, altrimenti potrebbe sfociare in pratiche commerciali scorrette, così come sancito dal Codice del Consumo.

Il fatidico taglio della torta

Immaginiamo una scena idilliaca: sei seduto a tavola festeggiando un compleanno con gli amici e hai portato una torta decorata artigianalmente da un noto pasticciere locale, quando all’improvviso appare, tra il dolce e il caffè, un supplemento inaspettato: il taglio della torta. Questo costo è imputato dai ristoratori alla necessità di utilizzare piatti, posate, e generalmente per il servizio di personale addetto al taglio e alla distribuzione della torta. Ma è giustificabile?

La risposta varia. Sebbene possa sembrare un costo ragionevole, specie nei ristoranti più esclusivi che vantano un servitore dedicato al tavolo, in molti casi può rappresentare un surplus alquanto opinabile. Nel 2021, un’inchiesta di Altroconsumo ha rivelato che un italiano su tre considera tali supplementi eccessivi e talvolta truffaldini. Per non incappare in spiacevoli sorprese, è sempre oportuno chiedere anticipatamente se e quali sono gli eventuali costi per il servizio di taglio torta.

Altri costi nell’ombra

Diritto di tappo e taglio torta non sono sono i soli a popolare l’affollato panorama delle spese aggiuntive all’interno dei ristoranti. Alcune strutture gastronomiche introducono anche altre voci, come la “copertura” per musica dal vivo, il costo per sedie extra, o il sovrapprezzo per stoviglie non riciclabili. Ciascuno di questi costi deve, secondo la normativa italiana, essere indicato in modo chiaro nei menù. La trasparenza, infatti, è un diritto del consumatore e un dovere dell’esercente.

Secondo un rapporto pubblicato dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) nel 2023, il 54% dei clienti alimentari italiani ha riscontrato almeno una volta costi aggiuntivi comparsi inaspettatamente sul conto. Questo dato riflette la necessità di una maggiore chiarezza e comunicazione da parte delle attività ristorative, possibilmente evitando danze ambigue e omeriche intorno ai prezzi.

La posizione legale dei costi extra

La legittimità di questi costi accessori risiede in un terreno instabile tra prassi commerciale e regolamentazione legale. Qualora si percepisca un’ingannevolezza o una mancanza di trasparenza nei costi aggiunti, il cliente ha pieno diritto di contestarli e richiedere chiarimenti. Si potrebbe aprire una segnalazione presso le associazioni dei consumatori, come per esempio il già menzionato Altroconsumo, o rivolgersi alle autorità competenti che possono esaminare il caso sotto la lente del Codice del Consumo e della normativa UE sulla tutela del consumatore.

È utile tener presente che, anche se molti ristoranti operano con correttezza e trasparenza, spetta sempre al cliente il compito di informarsi e chiarire eventuali costi aggiuntivi prima di sedersi al tavolo. Prendersi un momento per controllare il menù e dialogare apertamente con il personale di sala può non solo salvarti da spese impreviste, ma anche migliorare la tua esperienza culinaria a tutto tondo.

Prossima volta, quindi, se il conto del ristorante ti sorprenderà con cifre misteriose, ricorda: la curiosità è l’arma più potente di un cliente informato, un cliente abile e, non da ultimo, un cliente felice.

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